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Le donazioni delle collezioni d'arte come strumento di tutela e conservazione della memoria

31-03-2024

Le collezioni riconoscono un grande valore artistico, culturale e storico; ma anche umano e di un grato affetto familiare. Mantenute in luoghi deputati alla loro conservazione o anche in case ricchissime di oggetti e libri, piene di opere piccole e grandi appese ad ogni muro; dopo averle conosciute è facile percepire l'importanza dell'amore per l'arte e tutta la fortuna che bacia chi ne è dotato.
Ma essere un collezionista o un suo erede, pone questioni pratiche in ordine alla valorizzazione e alla gestione di questi beni. In particolare un aspetto di non poco conto è la collocazione fisica dei lavori e la loro funzione sociale. Non poche volte accade infatti che i collezionisti si domandino sul destino delle loro opere quando non ci saranno più, e si attardino a trovare la soluzione migliore per conservarle, preservarle e tenerne viva la memoria. Questa attività di conservazione della memoria artistica non si rivolge solo alle opere ma mantiene anche viva la personalità di chi l'ha creata, del collezionista stesso; e ciò poiché sottostante al lascito artistico si nasconde la natura e la sensibilità di chi l'ha creato; di chi ha scelto un'opera piuttosto che un'altra; il suo genere di appartenenza, la sua collocazione in un periodo piuttosto che in un altro; sino a creare un mondo artistico parallelo: il suo.
La donazione, come contratto che si basa su uno spirito di liberalità per cui una parte arricchisce l'altra, resta una soluzione giuridica adeguata da applicarsi sia in seno ad una divisione famigliare tra eredi per cui, su stima di pari valore, verranno assegnati i beni della collezione tra i vari componenti familiari titolati; che soprattutto  nella prospettiva di condividere integralmente le opere con la collettività e quindi donare rivolgendosi a enti museali pubblici o privati. La volontà donativa del collezionista, che andrà sottoposta all'organo decisionale interno dell'ente, e la natura dell'ente stesso dovranno per forza avere affinità intellettive e adottare criteri condivisi sul valore e sul pregio della collezione; senza trascurare l'interesse per degli spazi espositivi adeguati. Per questo il dialogo tra donante (il collezionista) e donatario (l'ente) dovrà essere costante e profondo; intimo e continuativo e potrà riguardare anche solo parte della collezione. Capita non poche volte che il collezionista prediliga infatti la donazione cosiddetta “modale” cioè gravata da oneri per l'ente, e per questo non è scontato il buon esito dell'operazione.
Resta poi l'alternativa della costituzione di fondazioni o associazioni che raccolgano la collezione nel suo complesso per garantirne il futuro e la conservazione nel corso del tempo, sancendo così quel dovere morale antico che ricade su chi crea una collezione o la eredita. A ciò si aggiungano gli archivi di cui è unanime e condivisa l'importanza in quanto base per garantire la certezza di ogni opera; e la cui formazione ha regole che potranno essere applicate anche alla collezione stessa, che così verrà ricostruita secondo un aspetto di natura scientifica.

Non solo quindi l'artista esprime una sua peculiare unicità quanto crea un'opera, ma anche il collezionista nella scelta dei suoi pezzi esprime allo stesso modo una unicità singolare che merita  rispetto e riconoscenza da parte di chi ne fruisce.

Nicoletta Barbaglia

(la foto rappresenta "La grande macchina delle emozioni" (1920) di László Moholy-Nagy)

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