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Arte contemporanea senza limiti

12-10-2023

“Le idee non hanno bisogno di muri”
Con questa espressione Seth Siegelaud, uno dei massimi esponenti tra i mercanti dell’arte concettuale degli anni ‘70 rivoluzionava i ruoli degli esperti del settore; in primis dei galleristi aprendo questi ultimi alle forme d’arte effimera, liquida, smaterializzata e concettuale. Ai Diritti dell’Arte va infatti riconosciuto un valore a livello pubblico poiché educano alla vita, e al tempo stesso la centralità del loro sistema si raccoglie intorno all’Artista. Ecco perché l’arte - che riflette sempre l’evoluzione della società - è una realtà dinamica che nel periodo contemporaneo ha incontrato artisti e opere differenti da quelle più classiche, già conosciute e protette dalle norme del diritto. Il mondo giuridico conosce da sempre l’arte classica e ha creato eccellenti strumenti per tutelarla e proteggerla, ma si irrigidisce quando si rapporta all’arte contemporanea e ciò poiché è una forma d’arte diversa. Si tratta infatti della forma esistente di una mera idea espressa, che non è materica e non è fissata su alcun supporto ed entra quindi in conflitto con le norme sul diritto d’autore che è rimasto più tradizionale e che riconosce nell’opera d’arte una espressione che si deve manifestare ed esternalizzare. Facciamo degli esempi.

“Il vuoto” di Yves Klein (Parigi 1958). Per questo artista Le Vide rappresentava il proprio atto creativo; i dipinti non hanno immagini, i libri sono senza parole, la musica è rappresentata da una sola nota senza alcuna composizione. In sostanza il diritto è giunto nell’evoluzione dell’arte ad essere in grado di tutelare e proteggere tutte le forme di espressione creativa che si manifestano anche se non si concretizzano, ma fatica a proteggere le opere concettuali poiché ha ancora bisogno di un supporto materiale. Altro esempio sono le “parole” di Lawrence Wiener, artista visivo statunitense (Bronx 1942), oppure le “discussioni” di Ian Wilson (Durban 1940): “Nessuna immagine, nessuna fotografia. Solo una serie di asciutti certificati. Queste le uniche tracce delle conversazioni di Ian Wilson”, l’artista lavora sulla comunicazione orale volendo creare una forma d’arte che esiste solamente durante il suo svolgimento; da qui le sue Discussions.

Tino Sehgal (Londra 1976) propone opere fatte da gente che parla o fa qualcosa. Le sue opere non possono essere fotografate, descritte o portate a casa. Possiamo dire che l’effimero rappresenta la base delle sue creazioni che si sviluppano attraverso l’uso del linguaggio, delle parole e più in generale dall’incontro e dall’iterazione degli individui.
Su opere come queste, come già osservato poc’anzi, il diritto deve individuare gli strumenti di protezione per le opere di ingegno, trovando difficoltà nella loro tutela effettiva perché mancano di materialità concreta. Si acuisce così la tensione tra il diritto classico e l’arte contemporanea che coinvolge direttamente i giudici chiamati ad applicare le norme tradizionali alle nuove forme d’arte. Quando l’arte diventa idea il giudice dovrà quindi risolvere la tensione tra il diritto e l’arte stessa cercando di ammorbidire da un lato la definizione di opera, ma dall’altro individuando lo stile effettivo dell’autore, che quindi non offre una idea semplice e banale.
Il caso Paradis di Jakob Gautel è un esempio importante di “tutela dell’artista”, in cui quello che la Cour de Cassation parigina rileva è l’idea tipica (lo stile) di quell’artista (Gautel) di apporre un nome (Paradis) in una spazio (sopra la porta della toilette di un ricovero per alcolisti), che in questo modo riceve una diversa caratterizzazione e rappresenta una scelta estetica dell’artista che ne traduce la personalità. Per questo i giudici parigini riconoscono a Gautel la paternità della sua opera che era stata riprodotta in fotografia da Bettina Rheims come sfondo per un ritratto (Cour de Cassation, 13 novembre 2008). L’arte quindi, oltre a tutto il resto, non ama essere messa in gabbia, e il compito del diritto non è solo saperla riconoscere, ma anche proteggerla in tutte le sue forme, lasciandola libera.

Nicoletta Barbaglia

(La foto rappresenta l'opera di Lawrence Wiener all'Università di Scienze della Formazione di Klagenfurt Waidmannsdorf)

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